Se non potete vedere Dio in tutto, non potete vedere Dio in nulla.
Yogi Bhajan nasce come Harbhajan Singh Puri (che significa “il leone che canta la gloria divina del nome di Dio”) il 26 agosto del 1929 nel piccolo villaggio di Kot Harkarn (zona del nord dell’India che dal 1948 viene annessa al Pakistan), dopo 25 anni di preghiere dei suoi genitori, che si impegnarono a essere devoti a Visnu Devi se avessero avuto un erede maschio. Accadde così che il piccolo Harbhajan Singh fu legato al torace del padre e trasportato per una ripida salita nella grotta di Visnu Devi per mantenere fede a quella sacra promessa.
Il venir condotto nei luoghi sacri del Nord dell’India, in segno di profonda gratitudine, fece nascere in lui una profonda determinazione a visitare i luoghi sacri, avvicinare persone sante, studiare le sacre scritture e le religioni del mondo.
All’età di sette anni, il Pandit di famiglia rivelò che un giorno il terreno su cui Harbhajan Singh avrebbe camminato sarebbe stato considerato terra sacra e che templi sarebbero stati costruiti in sua memoria.
L’insegnante più influente durante gli anni di formazione di Harbhajan Singh Puri fu Sant Bhai Fateh Singh Ji, suo nonno, che generalmente lo prendeva sulle ginocchia per raccontargli delle storie molto suggestive. Lo incoraggiava sempre a vivere rettamente sottolineando che la vera forza spirituale consiste nel rinunciare alla natura animale e alla vita delle passioni quando si è ancora giovani («Oh bella forza per il lupo gridare “sono vegetariano” quando egli ha perso tutti i denti ed è diventato troppo vecchio per cacciare») e lo ispirò a dedicare la sua vita alla Verità Ultima.
Molti anni sono passati da quando Bhai Fateh Singh, mio nonno, lasciò il suo corpo, ma i suoi insegnamenti non mi hanno lasciato, egli era un grande saggio, viveva rettamente, camminava rettamente e parlava rettamente.
Anche la nonna paterna, Ishar Kaur, ebbe un ruolo importante nella sua crescita e formazione. Yogi Bhajan ebbe modo di raccontare che una volta le chiese come faceva a decidere ogni cosa in modo tale che tutto poi andasse sempre tutto bene. Lei rispose: «Io decido le cose alla luce della Verità, io non decido mai per guadagno o per perdita: questo è il vivere umano e tu devi vivere secondo questa prospettiva».
Frequentò inizialmente una scuola cattolica, unico maschio in una scuola per sole ragazze ed ebbe in seguito molti altri insegnanti. La sua mente inquisitiva abituata alla ricerca e la sua sete di conoscenza lo condussero ad apprendere gli insegnamenti e a far propri gli esempi offerti da ogni persona che aveva modo di conoscere: anche al di là dell’immediato circondario, egli cercò i Saggi, i Santi, gli Swami e i Sadhu che potessero avere delle conoscenze da condividere.
Sant Rajit Singji gli insegnò la spiritualità universale in relazione ai pensieri e ai concetti espressi dalle religioni, argomenti di sicuro molto profondi per un giovane ragazzo (ma Harbhajan Singh non era un ragazzo qualunque e in futuro lo avrebbe dimostrato). Da Sant Rajit Singh Ji egli imparò anche il Gurbani Kirtan, e la prima Shabad che egli imparò rimase fresca nella sua memoria, con le parole, il messaggio, la musica e il ritmo (la traduzione di questo testo è “Manda al mio amato amico la condizione della sua umile disciplina che un letto morbido e soffice è un tormento senza di lui, combattere, duellare in una comodo casa è come vivere tra i serpenti. Il mio vaso per l’acqua è come un aculeo di torture, la mia coppa è come un pugnale e tutte queste cose mondane sono come il ceppo dove il macellaio infila il suo coltello. Veramente il giaciglio del mio amico o la dura terra sarebbe piacevole per me perché vivere in un palazzo senza di lui è come vivere in una fornace ardente”).