«Alcuni pensano che lo Yoga sia una religione. Altri pensano che sia per la vitalità e la salute. Altri ancora pensano che sia per sviluppare la personalità. In verità si tratta di malintesi. […] Yoga è l’unione della coscienza dell’unità individuale con la Coscienza Infinita. Questo è tutto quel che vuol dire. Secondo gli insegnamenti classici, che lo si sappia o meno, il Sé potenziale è infinito. E di fatto ogni mente umana appartiene all’Infinito e alla Creatività. Ma nelle azioni pratiche è limitata. Così si rendono necessarie delle conoscenze tecniche con cui l’uomo possa espandere le proprie facoltà mentali per raggiungere quell’equilibrio necessario per controllare la struttura fisica e avere esperienza del suo Sé infinito. Questo è, in parole povere, tutto quel che vuol dire Yoga. In questa nostra vita c’è un gran bisogno di yoga […]» Yogi Bhajan
Il termine “Yoga” si può ricondurre alle radici sanscrite “yui”, traducibile come “soggiogare” o “unire”, “jugit”, traducibile come “giogo” (lo strumento che si pone sul collo dei buoi per attaccarli al carro o all’aratro), o anche “jukta”, traducibile come “finimenti” (l’insieme degli oggetti – cinghie, briglie, etc. – che servono per tenere uno o più cavalli uniti a un carro da trainare). Quale che sia l’interpretazione che può apparirci più attendibile (“jukta” ci sembra essere assai vicina alla realtà, essendo facile immaginare la mente umana come un cavallo selvaggio che non ama essere controllato in alcun modo e che ha bisogno di molta cura e allenamento per essere disciplinato) fondamentale è il concetto di “unione”: unione tra Jivatman e Paramatman (tra l’anima o coscienza individuale e l’anima o coscienza – energia universale), oppure la perfetta integrazione-unione del Sé vista come unione tra corpo, mente e spirito.
Suggestiva una delle definizioni del termine “Yoga” che si trova nella “Bhagavad Gita” (parte del poema epico indiano “Mahabaratha”): “Scioglimento dell’unione con la sofferenza”.
Al di là delle leggende sulla nascita divina dello di questa disciplina (in una Shiva insegna alla sua controparte femminile Parvati i segreti dello Yoga e un pesce, Matsya, lo ascolta rapito e ne carpisce il segreto; Shiva allora decide di trasformare Matsya in essere umano per permettergli di tramandare questa conoscenza all’umanità) storicamente è possibile collocarne l’origine ad almeno duemila anni prima di Cristo, datazione possibile grazie ai ritrovamenti nei siti archeologici nella valle dell’Indo di Mohenjo-Daro e Harappa di sigilli, amuleti e tavolette in cui si trovavano figure in posizioni riconducibili alla tradizione yogica (anche se Yogi Bhajan ci ricorda come la prima forma standardizzata di questa disciplina risalga invece a oltre 40.000 anni fa).
Il Kundalini Yoga ha rappresentato una vera e propria filosofia di vita che andava a toccare ogni aspetto della vita quotidiana che, nel tempo, portò alla nascita di diverse scuole che enfatizzavano le caratteristiche più vicine alle proprie condizioni di vita.
Fu così che, per esempio, comunità di guerrieri posero l’accento su quelle pratiche che privilegiavano la padronanza del corpo fisico (Hatha Yoga), al contrario delle comunità di monaci che invece enfatizzarono soprattutto l’aspetto della devozione (Bhakti Yoga) etc.
«[…] Il Kundalini ha le sue basi dottrinali nel Tantrismo, che non solo non disprezza il corpo ma lo considera veicolo di salvezza e sostiene che è possibile realizzare sia la felicità nel mondo sia la liberazione […] Trascurare il corpo e negarne i bisogni significa disconoscere l’unità del Tutto […]» Stefano Piano – “Enciclopedia dello Yoga”
«Così come un diamante ben tagliato ha tante facce dove ciascuna riflette un differente colore della luce, così lo Yoga ha tante Scuole, ciascuna con una sfumatura diversa nel significato e capace di rivelare un differente aspetto dell’intera gamma del comportamento umano per ottenere la Pace, la Felicità interiore» Poojya Sri Maharishi Gitananda