(Gurukirn Kaur Khalsa)
“Il mio insegnante non ha fatto emergere da me né l’uomo, né l’uomo devoto, né il grande uomo, bensì un vero essere umano. Non c’è niente al mondo con cui posso omaggiarlo, né complimenti né ringraziamenti. Lui ha fatto il lavoro più meraviglioso. Ho detto che ero fuori di testa, ma lui ha rafforzato tutte le mie follie così bene da farmi diventare il migliore. Ecco perché oggi dico che la calamità è la mia colazione, la tragedia è il mio pranzo e il tradimento è la mia cena. Se riuscite a mangiare tutte queste tre cose e a digerirle, siete le persone migliori. Ecco cosa mi ha dato il mio insegnante”. Yogi Bhajan
“Recentemente, qualcuno mi ha scritto privatamente per sapere com’era Yogi Bhajan… Di seguito è riportato un articolo su ciò che ha portato un giovane ragazzo a diventare un Maestro e altro ancora. Inoltre fornisce informazioni su come questo ‘insegnante di Saturno’ era ed è per ‘noi’, i suoi studenti dal principio. Le lezioni servivano a sviluppare anime tali da essere in grado di aiutare, di essere delle guide nell’Era dell’Acquario e di servire le anime… Arrivarono veloci e in modi inaspettati e vennero plasmati. Se eri saggio, ti aggrappavi al bordo della veste e attraversavi il fuoco per uscirne scintillante per la Sua Grazia. Che tu possa stare bene e grazie S.S. Shanti Kaur Khalsa per aver raccolto le informazioni e scritto questo testo affinché gli altri possano goderne e non dimenticare mai questa Realtà”. Gurukirn Kaur Khalsa
L’insegnante di Yogi Bhajan
Sant Hazara Singh
(S.S. Shanti Kaur Khalsa)
© 2005 Aquarian Times Magazine
Sat Nam. Negli ultimi trent’anni ho ascoltato Yogi Bhajan parlare delle sue numerose guide spirituali. Tuttavia, c’è solo un uomo che ha chiamato “il suo insegnante” e quello è stato Sant Hazara Singh del Gujaranwala (una zona dell’India settentrionale che ora fa parte del Pakistan). Niente cambiava l’aspetto del suo viso in modo più emozionante di quando ricordava “Santji”. All’improvviso i suoi lineamenti si ammorbidivano, i suoi occhi guardavano a un passato lontano, il dolore della separazione era come una nuova ferita. Quando parlava del suo maestro spirituale, sapevi che era una questione profonda.
Qualche tempo fa, ho iniziato a redigere queste storie, non solo perché mi forniscono una finestra migliore sul mio insegnante, ma anche perché mi aiutano a capire che io sono davvero parte di una Catena d’Oro eterna. In realtà, anche Sant Hazara Singh è il mio insegnante.
Tutto ebbe inizio per il Siri Singh Sahib, alias Yogi Bhajan, in tenera età, quando era ancora conosciuto come Harbhajan Singh. Secondo le sue parole:
“Sono nato in una famiglia molto ricca. Ho giocato con i diamanti usandoli come biglie e avevo una grande autorità. Ero il figlio maggiore della dinastia regnante, come il Principe di Galles, e ho avuto tutte le opportunità di comportarmi come un totale idiota. C’erano migliaia di domestici per i quali la mia parola era legge e avrei potuto avere tutto ciò che volevo, come un bambino ricco e viziato. Ma sono stato fortunato. Avevo un nonno molto santo e una tradizione familiare santa a disposizione. Ho incontrato molti uomini santi che sono venuti a casa nostra e ho scelto un insegnante davvero santo. Quando mi accettò come suo studente fu considerata la gioia della famiglia. Il suo segno su di me è così profondo, lo amo anche adesso. Sapete che ancora non riconosco il volto di mio nonno o del mio insegnante? Non ho mai, mai, guardato la loro faccia, ma posso disegnare con precisione i loro piedi. Me ne rendo conto”. Yogi Bhajan
Harbhajan aveva solo otto anni quando conobbe Sant Hazara Singh, un grande mistico e yogi del suo tempo. Era anche un famoso cavaliere e un perfetto maestro di Gatka, l’antica arte marziale dei Sikh. Harbhajan era profondamente attratto da Sant Hazara Singh, che aveva una maestria virile su tutti gli aspetti della vita quindi chiese ai suoi genitori se poteva imparare da lui. Suo nonno, Bhai Fateh Singh, fece la proposta e fu con grande felicità che alla famiglia fu detto che Santji aveva accettato di prenderlo come studente.
Il futuro Yogi Bhajan impacchettò tutti i suoi vestiti e, con sua madre e diversi suoi servi, andò nell’ashram di Sant Hazara Singh. Quando Santji vide arrivare Harbhajan Singh con tutta la pompa magna dell’aristocrazia, lo rimandò a casa senza nemmeno lasciarlo scendere dalla carrozza. Gli disse di tornare da solo, con solo ciò che riusciva portare. E quando Harbhajan tornò, gli disse di non venire nell’ashram principale, ma di rimanere in uno degli avamposti.
Lì rimase per diversi anni e mentre era lì, studiava attentamente Gatka. Sant Hazara Singh era un leggendario maestro di spada e supervisionava l’addestramento di tutti gli studenti. Era un insegnante molto duro e severo e non c’era spazio per errori.
“Quando stavo imparando Gatka, avevamo un’arena in cui praticavamo questa arte marziale. Su ordine del mio insegnante entrai nel campo di battaglia e pensai: ‘Mi verranno assegnate solo una o due persone con cui combattere’. Fu molto insolito perché non mi venne dato alcuno scudo, ma una sola spada: con mio grande stupore, sei persone uscirono per affrontarmi, armate di lunghe lance, che sono le più difficili contro cui combattere. ‘Aspetta un minuto!’ gridai: ‘Non è giusto!’. Quando il mio insegnante sentì questo, ne richiamò altri due, quindi affrontai otto ragazzi. Cominciarono a girarmi intorno. Il mio insegnante mi diede delle istruzioni. Disse: ‘In ogni combattimento, ci sono sempre tre scelte. Puoi inchinarti e andartene. Puoi combattere con correttezza e autocontrollo, oppure puoi combattere ferocemente fino alla vittoria. Se combatti con autocontrollo, i tuoi avversari non possono essere aggressivi. Combatteranno solo su segni e segnali. È così che va’. Mi dissi: ‘Beh, non ho chiesto questo! Ero del tutto all’oscuro e non sapevo assolutamente che avrei affrontato questi ragazzi, oggi. Ma ora che sono qui, non li deluderò’. Nel mio cuore, supplicai il Guru. Dissi: ‘Tu sai quanto sono marcio, ma caro Dio, ora devi stare con me, altrimenti non sarò in grado di sopportare tutto questo!’. Credetemi o no, in mezz’ora ho avuto le teste di otto lance stese a terra, ma non ho toccato le loro mani. Hanno capito e sapevano che le loro mani potevano essere tagliate se mi fossi scatenato. La sera, quando eravamo seduti insieme, chiesero: ‘Beh Bhajan, perché non ci hai tagliato le mani?’. Risposi: ‘Era il Guru che stava combattendo, non io. Non c’era vendetta nel mio cuore, anche se mi stavate attaccando a destra e sinistra’. E abbiamo riso, abbiamo mangiato e abbiamo gioito”. Yogi Bhajan
Quando il giovane Harbhajan Singh andò a vivere e a studiare direttamente con Sant Hazara Singh, la sua vita e la sua personalità subirono cambiamenti straordinari. Trascorrevano lunghe ore nello studio del Kundalini Yoga, praticando posture e kriya fino a quando gli studenti non solo le perfezionavano, ma le comprendevano veramente.
“Il mio insegnante è stato così duro che non lo augurerei al mio nemico! Ma la cosa bella era che poiché fu così duro, l’impossibile divenne possibile sotto il suo comando. Un giorno ci fece sedere con le mani dritte. Noi arrivammo a capire che questo costringe la colonna vertebrale a riequilibrarsi rispetto al suo stato originario. Quindi il sushumna (la nadi centrale o canale nervoso lungo la colonna vertebrale) fluisce nel cervello. Lo facemmo per due ore e mezza senza abbassare le braccia e, successivamente, ci vollero cinque ore solo per muovere di nuovo le mani”. Yogi Bhajan
Sant Hazara Singh era molto severo ed esigeva un’obbedienza totale. Questa disciplina era la chiave della forza che coltivava nei suoi studenti. Quando Harbhajan Singh iniziò la sua formazione, oltre 250 studenti erano con lui, ma alla fine solo in 15 finirono il percorso di studio. Spesso, se uno studente sbagliava qualcosa anche una sola volta, veniva allontanato. Una volta uno studente fallì una prova cruciale e sapeva che Santji lo avrebbe rimandato a casa. In preda all’angoscia, si gettò ai piedi dell’insegnante, tenendosi più forte che poteva e giurò di non lasciare la presa. Passò del tempo. Per otto ore Sant Hazara Singh rimase semplicemente lì con lo studente che piangeva e si aggrappava ai suoi piedi. Dopo un po’ lo studente si stancò e allentò la presa. Santji si voltò semplicemente e con calma si allontanò. Lo studente venne rimandato a casa.
“Ho avuto un insegnante molto duro! Un giorno mi chiese: ‘Pensi che io sia crudele?’. Io risposi: ‘Sì, penso di sì’ E lui continuò: ‘Sai perché?’. Io dissi: ‘Sì, lo so perché. In modo che nulla mi sembri mai più crudele’. Lui annuì e disse: ‘Hai ragione!’. Era così vero. Una volta il mio insegnante mi aveva legato le mani dietro la schiena e chiese a un altro studente di picchiarmi e di non fermarsi. Poi, semplicemente se ne andò! Il ragazzo mi colpì e mi colpì ancora. Ero ferito e sanguinavo, mi venne tolto il turbante e non venne risparmiato un centimetro del mio corpo. Alla fine, il ragazzo era stanco e infastidito da tanta brutalità e, poiché Santji non c’era, si fermò. Io saltai su e gridai: ‘Ho vinto! Ho vinto! Tu hai smesso, ma io non l’ho fatto!’. Un giorno stavo camminando in città con il mio insegnante. Non andavo spesso in città ed ero emozionato! Per l’occasione ero vestito con pantaloni e camicia occidentali e mi sentivo molto elegante. Quando eravamo quasi arrivati, il mio insegnante indicò un albero e mi disse di salirci su, cosa che feci. Disse: ‘Siediti su quel ramo fino al mio ritorno e non scendere per nessun motivo!’. Mi lasciò appeso a quell’albero nel mio abito occidentale per tre giorni. Non sapevo come fare pipì o fare la cacca, mangiare o dormire o cosa fare. Per tre giorni rimasi seduto lì, senza sapere cosa fosse successo o cosa sarebbe successo. In qualche modo sopravvissi e, con mio grande sollievo, vidi la sua figura familiare tornare indietro. Scesi dall’albero e lui mi disse: ‘Oh, sei tu. Andiamo. Sbrighiamoci. Stai camminando molto lentamente’. Tra me e me pensai: “Sì. Siediti su questo albero per tre giorni e vedi come ti senti!’. Ma non c’era niente che volessi dire. Ricordo che una volta andai a trovare il mio insegnante. Era mezzanotte e disse: ‘Ah ah! Speravo che tu venissi’. Ciò mi fece stare bene e io chiesi: ‘Signore, cosa posso fare per lei?’. Lui rispose: ‘Ho bisogno di yogurt’. Questo era un problema. In India c’è solo yogurt fatto in casa e all’una del mattino non è mai pronto. Se me lo avesse chiesto alle cinque o alle sei, gliene avrei portato un camion. Ma la gente mette i fermenti nel latte verso le otto o le nove di sera e, semplicemente, lo yogurt non è pronto per l’una di notte. Così gli domandai quanto gliene servisse e lui rispose: ‘Quanto ne puoi portare’. Mi sedetti giusto per un minuto e ci pensai. Mi resi conto che quest’uomo sapeva che a quell’ora della notte era impossibile ottenere dello yogurt fatto in casa. Ma invece di dire di no, o di scusarmi, dissi ‘Sì, signore. Grazie, signore’ e me ne andai. Verso le 5:30 del mattino gli portai tutto ciò di cui aveva bisogno e quanto ne poteva usare in tutta la sua casa. Lui non proferì una parola e io feci altrettanto. Sapevo che mi aveva messo alla prova con questo compito. Aveva detto di andare a prenderlo, ma non aveva detto di tornare immediatamente. Questo è ciò che fanno gli insegnanti. Mettono alla prova la tua intelligenza, la tua abilità e creano la tua acutezza. Le cose scialbe non penetrano mai e le persone scialbe non vivono veramente. Un insegnante vi renderà acuti”. Yogi Bhajan
Dopo anni di studio, arrivò il giorno in cui lo studente – davvero all’improvviso – divenne il Maestro:
“Quando avevo sedici anni e mezzo, il mio insegnante mi chiamò nella sua stanza e mi disse: ‘Bhajan, sei perfetto’. Replicai: ‘No, signore. Solo Dio è perfetto. Dio fa tutto’. Dopo due ore di discussione, disse: ‘Mi sento di inchinarmi a te’. Dissi: ‘No, signore, io mi inchino a te ogni giorno. Se un giorno ti dovessi inchinare a me, mi insegneresti come inchinarmi correttamente, tutto qui’. Non riuscendo a piegarmi, rise e chiese: ‘Non provi proprio alcun sentimento?’. Io risposi: ‘Ho questa sensazione: è la sensazione che mi hai insegnato molto bene. Mi hai dato l’esperienza. Ora capisco’. Disse: ‘Va bene. Spiegami la tua esperienza!’. ‘Signore, l’esperienza è come quando si è ciechi per tutta la vita e poi, un bel giorno, vengono dati gli occhi e si vede la bellezza del mondo. Cosa si può dire?’. ‘Va bene’, domandò, ‘Che cosa dice?’. Chiusi gli occhi e dissi: ‘Wow! Ho visto l’Infinito nell’esperienza’. ‘Bhajan’, disse lui, ‘Non sei felice?’. E io risposi: ‘Non sono infelice. Ma non c’è nulla di cui essere felici, perché ora inizierà il duro lavoro’. Quando uscii dalla sua stanza, tutti gli altri studenti mi domandarono: ‘Che cosa ha detto?’. Dissi loro che aveva detto ‘Sei un maestro’. Rimasero stupiti ed esclamarono: ‘Lo sei?’. E poi tutti lo accetta. tono In un attimo. Nessuno mi mise alla prova. Nessuno lo verificò. Lo aveva appena detto, io lo spiegai loro e così fu. Funzionava così. Non ho avuto bisogno di fare nulla”. Yogi Bhajan
L’ultima lezione impartita ad Harbhajan per mano di Sant Hazara Singh è stata persino più dolorosa della prima.
Nel 1946, tutta l’India si era ribellata all’occupazione della Gran Bretagna. Il cambiamento era certo e la divisione dell’India era imminente. Un giorno, tutti gli studenti furono chiamati alla presenza del loro potente insegnante. Sant Hazara Singh annunciò che stavano per entrare in un periodo di “inferno vivente”, un momento di pericolo e un tempo di guerra. Dichiarò: “Il mio tempo come insegnante è finito e dove ora devo andare non potete seguirmi. I vostri ultimi ordini sono di lasciarmi e noi non ci vedremo mai più faccia a faccia”. Harbhajan fu scioccato, ma accettò questo comando poiché era stato addestrato a farlo con la massima obbedienza.
Sant Hazara Singh continuò a trascorrere molti anni difficili e pericolosi come combattente per la libertà, muovendosi in segreto e vivendo in clandestinità durante la lotta per l’indipendenza dell’India.
Dopo la scissione, visse una pacifica vita matrimoniale e crebbe una famiglia nel villaggio di Doraha. Sebbene Yogiji tenesse traccia di dove fosse Sant Hazara Singh e di come stesse, questo studente devoto e disciplinato obbedì rigorosamente a quegli ultimi ordini. Il dolore della separazione era molto grande. Yogi Bhajan ha ricordato che una volta stava passando vicino al villaggio di Santji e gli aveva fatto sapere attraverso il suo messaggero che si trovava nelle vicinanze. Il messaggio di risposta da Santji fu: “So che è lì. Digli di continuare”.
“Il mio insegnante non ha fatto emergere da me né l’uomo, né l’uomo devoto, né il grande uomo, bensì un vero essere umano. Non c’è niente al mondo con cui posso omaggiarlo, né complimenti né ringraziamenti. Lui ha fatto il lavoro più meraviglioso. Dicevo che ero fuori di testa, ma lui ha rafforzato tutte le mie follie così bene da farmi diventare il migliore. Ecco perché oggi dico che la calamità è la mia colazione, la tragedia è il mio pranzo e il tradimento è la mia cena. Se riuscite a mangiare tutte queste tre cose e a digerirle, siete le persone migliori. Ecco cosa mi ha dato il mio insegnante”. Yogi Bhajan
Un signore chiese al Siri Singh Sahib se qualche uomo fosse un “pari” di Sant Hazara Singh. Yogiji si agitò e disse: “Sant Hazara Singh non aveva pari… poteva sedersi e recitare l’intero Siri Guru Granth Sahib a memoria, dalla prima all’ultima pagina senza alcuna interruzione” (Amrit Singh).
Traduzione e adattamento a cura di Sujan Singh e Nimrita Kaur
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